Gli esseri umani sono una specie “ingombrante”, al punto che la nostra presenza sul pianeta è arrivata a costituire un pericolo per la nostra stessa sopravvivenza. Non solo consumiamo risorse,
contribuiamo a riscaldare il pianeta e immettiamo nell’atmosfera sostanze nocive, ma occupiamo anche moltissimo spazio con ciò che costruiamo.
Secondo uno studio pubblicato su Nature (https://www.nature.com/articles/s41586-020-3010-5),
il peso complessivo di tutti i manufatti umani supera ormai quello della biomassa, cioè di tutto ciò che esiste in natura e non è stato creato dall’uomo. Questo traguardo può essere considerato una pietra miliare – niente affatto positiva – nel percorso che ha portato la nostra specie ad avere il dominio assoluto sul pianeta.
Un’espansione smisurata
Se vi sembra strano o inconcepibile che i manufatti umani pesino più di tutto il resto, di piante, animali, funghi, alghe, coralli e altre forme di vita, guardatevi intorno. Guardate gli oggetti che vi circondano, immaginateli tutti insieme (mobili, dispositivi elettronici, libri, suppellettili) sul piatto di un’ipotetica bilancia. Poi prendete in considerazione l’edificio che li contiene e tutti gli edifici intorno, le strade che li connettono, i mezzi di trasporto che attraversano quelle strade e così via. Lo studio già citato ci informa inoltre che
ogni settimana si producono nuovi oggetti per un peso pari a quello di quasi otto miliardi di esseri umani. Bisogna poi considerare che
la biomassa si crea e si distrugge continuamente: gli animali muoiono, le piante vengono sradicate o abbattute, tutte le forme di vita terminano il proprio ciclo e vengono sostituite da altre nuove.
Gli oggetti costruiti dall’uomo, invece, tendono a vivere molto più a lungo e, fatta eccezione per i materiali rapidamente biodegradabili, si accumulano continuamente. Basti pensare che la plastica da sola supera di oltre due volte il peso di tutti gli animali esistenti in terra e in mare. Va inoltre considerato che lo studio in questione non ha considerato i rifiuti, ma solo gli oggetti ancora in uso. Se si considerano anche i rifiuti, infatti, la cosiddetta massa antropogenica ha superato la biomassa da oltre sette anni.
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I rifiuti dell’Antropocene
La portata colossale dei cambiamenti che la nostra presenza ha causato sul pianeta ha portato gli scienziati a definire quella che stiamo vivendo come una nuova era geologica, che è stata denominata
Antropocene. A meno che gli esseri umani non riescano ad apportare cambiamenti drastici alla propria presenza sulla terra, l’evoluzione naturale del nostro operato ci porterà entro circa vent’anni a triplicare il peso dei nostri manufatti,
creando un problema di smaltimento dei rifiuti potenzialmente irrisolvibile e dalle conseguenze disastrose. Tutto ciò che costruiamo dovrà essere prima o poi smaltito e, al momento, non possiamo dire di avere un piano d’azione chiaro in tal senso.
Proprio per questo si vanno moltiplicando le iniziative che puntano al recupero dei materiali per la fabbricazione di nuovi manufatti, piuttosto che all’estrazione di nuove materie prime. C’è però da considerare il problema di tutte le risorse che si “spostano” e che si consumano anche per la produzione di manufatti a partire da materiali riciclati. Tutto questo fa sì che, anche con sistemi di produzione più sostenibili,
la nostra presenza sul pianeta non possa mai essere effettivamente “neutrale” dal punto di vista dell’impatto ambientale.